Durante una lezione di anatomia, all'Accademia di Brera di Milano, una professoressa ha mostrato delle slide in cui apparivano delle foto, delle frasi, dei collegamenti tra psiche e arte. Li, per
la prima volta ho scoperto la parola "Arteterapia".
Mi sono documentata molto per apprendere dove fosse nata, a chi si rivolgesse, se funzionasse e tutti gli altri quesiti che qualsiasi persona farebbe nel primo approccio con un argomento nuovo.
Cercherò quindi di spiegare molto chiaramente cosa intendo per Arteterapia.
<<L'arteterapia nasce intorno agli anni Quaranta, grazie soprattutto ai contributi di Margaret Naumburg ed Edith Kramer, i cui testi rappresentano ancora
oggi punti saldi nella letteratura sull’arteterapia contemporanea. La statunitense Margaret Naumburg, debitrice del pensiero di Freud e Jung, considerava le produzioni artistiche dei suoi pazienti quali comunicazioni simboliche di materiale inconscio poste in una forma diretta, utili nella
risoluzione del transfert. L'arte arriva dove non può la parola.
Jung spingeva i propri pazienti a
disegnare le loro immagini oniriche: “Dipingere ciò che vediamo davanti a noi è un’arte diversa dal dipingere ciò che vediamo dentro”. Il grande studioso considerava l’arte
come una via di accesso all'inconscio, serbatoio di emozioni che devono essere portate alla luce. Edith Kramer, invece, enfatizzava il potenziale
terapeutico del processo creativo e il ruolo che il meccanismo di difesa della sublimazione giocava in tale esperienza. L’arteterapia, come una nuova scuola psicoterapeutica, è formata da tre
componenti: l’uso delle tecniche artistiche a scopo terapeutico, l’approccio integrato con il training autogeno e la costituzione eclettica, che ricollega la disciplina a psicanalisi, psicologia
analitica, psicologia della Gestalt e analisi transazionale.>>
www.curenaturali.it
Intanto, ci tengo a sfatare dei miti:
L'Arteterapeuta non è un santone ,ne un indovino,ne tantomeno un detective. Mi è capitato piu' volte di sentirmi chiedere cosa vedevo in un disegno, la realtà è che in un singolo
disegno non comparira' mai nulla di significativo e anche talora lo fosse, non sarei tenuta a dare spiegazioni sul vissuto o sullo sfogo dell'utente a nessuno. Una
regola imprescindibile dell'Arteterapeuta professionale è che il luogo ove si svolge questa attività sarà protetto, e con lui anche i disegni o manufatti creati all'interno di questo luogo,
alla fine del percorso rimarranno all'utente, sarebbe inappropriato esporre, magari in una Mostra, le paure, ansie, racconti personali dell'utente.
Un'altra delle domande che mi viene spesso rivolta è: "Bisogna saper disegnare?Io non sono capace"
No, non bisogna saper disegnare, nessuno giudicherà mai la bellezza o meno di un disegno, eventualmente si possono dare delle indicazioni o suggerire delle idee rispetto al lavoro che si
vuole creare.
E' importante che l'Arteterapeuta metta a disposizione diversi materiali e strumenti artistici ed aiuti l'utente a padroneggiarli.
Il prodotto artistico diviene cosi' un mezzo di comunicazione alternativo a quello della parola, tramite il quale sarà possibile rielaborare i contenuti emersi e riorganizzarli, ottenendo un
risultato finale.
Il fine ultimo di un Atelier Arteterapeutico non sono ne un bel disegno ne una bella scultura ma il benessere dell'utente.